critini cesto

La materia prima

Crithmum maritimum e Limbarda Crithmoides sono piante già conosciute e descritte nell’antichità classica come fonte alimentare e officinale.

Etimologicamente, il termine dialettale “crìtini” non si discosta dal termine latino Crithmum che, a sua volta, trova radice da ciò che gli antichi greci indicavano come Krêthmon (Κρήθμον), probabilmente per la somiglianza degli acheni del Krêthmon con i grani d’orzo (­Κρήθή, Krêthê).

Il Crithmum è menzionato, così come ne è attestato il consumo alimentare e medicinale, già da Ippocrate nel IV sec. A.C. come rimedio, come in seguito lo ritroviamo citato da Dioscoride e Plinio nel I sec. d. C. Presso gli antichi Romani, la pianta era già conosciuta con il nome Crithmum, epiteto che sarà in seguito ripreso dal botanico Linneo nel XVIII sec. In letteratura, Shakespeare, nel XVII secolo, la cita insistendo sulla pericolosità della sua raccolta.

Sul territorio di Maratea, che nei secoli ha condiviso diversi usi alimentari con il Cilento e con la Calabria costiera, e affondando le proprie radici nella Magna Grecia, l’utilizzo di questa pianta è, con molta probabilità, molto antico. Non sembrano esistere tuttavia testimonianze scritte.

Poche notizie, se non più recenti, si hanno sulla Limbarda Crithmoides. La coabitazione nelle stesse condizioni ambientali, l’etimologia dialettale e l’utilizzo alimentare tradizionale, senza distinzione tra le due piante, lasciano presupporre l’utilizzo continuo nel tempo anche della Limbarda.

Colonie di “crìtini” sono presenti abbondantemente sull’isolotto di Santo Janni, dove giacciono i resti archeologici delle vasche di lavorazione del Garum.

Alcune ricerche hanno analizzato ed evidenziato, per entrambe le piante, una considerevole quantità di composti e un certo potere antimicrobico e antiossidante. In particolare si sono rilevate notevoli percentuali di composti fenolici, polifenoli, flavonoidi, tannini e vitamina C.

La presenza di queste piante in ambienti così specifici come la stretta fascia costiera di confine tra terra e mare ha fatto pensare alla loro specifica funzione di protezione delle coste dall’erosione marina.